Come promesso, eccovi un altro racconto. La seconda parte arriverà presto!
Grazie a tutti e fatemi sapere se vi è piaciuto commentando a più non posso!
La città di Naarit era
in subbuglio. E non era colpa della stagione delle piogge che
quell'anno tardava ad arrivare. E neppure del deserto che si
avvicinava inesorabilmente, divorando i campi.
Il motivo di tanta
agitazione era l'annuncio ufficiale che gli araldi del Tiranno
avevano gridato quella mattina ad ogni angolo di piazza: il famoso
Circo dei Meccanici avrebbe fatto sosta proprio a Naarit e si sarebbe
esibito nella Piazza Centrale, di fronte a Karid in persona.
I cittadini non potevano
credere alle proprie orecchie: per motivi di sicurezza, nessuna
compagnia di saltimbanchi aveva più avuto il permesso di esibirsi
dentro le mura della città, da lungo tempo ormai. Era una legge
promulgata per preservare l'incolumità del Tiranno, da quando il
famoso fuorilegge Sknoll era riuscito ad evadere dalle umide prigioni
sotterranee del palazzo, sgusciando dalle bocche fognarie come una
larva fuoriesce dalle orecchie di un cadavere.
L'assassino aveva
promesso che un giorno non molto lontano sarebbe ritornato, avrebbe
decapitato il monarca e avrebbe ridato il governo al popolo, come a
Naarit era sempre stato da quando si poteva ricordare.
Da quel giorno la città
era stata completamente chiusa ai visitatori esterni e la vita dei
cittadini era stata resa ancora più dura dall'introduzione di un
coprifuoco ancora più austero del precedente.
La paura di Karid era più
che motivata, vista l'inaudita ferocia di Sknoll e il suo
inarrestabile senso di giustizia. Ma Sknoll era particolarmente
pericoloso perché poteva contare sull'appoggio delle Colombe,
un manipolo di reietti che avevano conquistato la Sacra Foresta e ora
la difendevano dai ripetuti assalti dell'esercito di Karid. Quel
labirinto di alberi era diventato in poco tempo un rifugio per
chiunque volesse sfuggire al regime di Karid e desiderasse aiutare in
qualsiasi modo le Colombe nel loro progetto di riconquista del Regno.
Non bisognava lasciarsi ingannare dal nome poco spaventoso dei
fuorilegge. Le Colombe erano infatti guerrieri a dir poco impetuosi:
in più di tre anni di guerra, il Tiranno non era riuscito a
conquistare un solo ettaro delle foresta, nemmeno la più misera
collinetta o il più esile fiumiciattolo e ciò lo angustiava
terribilmente. Aveva fatto saltare più di una testa tra i suoi
generali, ma questo non gli era stato, stranamente, di alcun aiuto. E
il timore che prima o poi Sknoll sarebbe sbucato dall'ombra delle
colonne della Sala del Trono per tagliargli la gola, era diventata
per Karid un'ossessione, tanto che il Tiranno non presenziava alle
occasioni pubbliche da diverso tempo e gli unici elementi che
potevano indicare, a dispetto di quello che si auguravano i sudditi,
che lui fosse vivo e vegeto, erano le luci accese della sua stanza e
le tasse che non dimenticava mai di esigere al primo giorno di ogni
mese.
Per questo la notizia
dello spettacolo lasciò tutti di stucco, tanto da zittire le comari
più loquaci e trasformare la Piazza del Mercato in un cimitero
silenzioso. Alcuni però non si stupirono affatto. Del resto il Circo
dei Meccanici era il fenomeno più chiacchierato del momento ed era
ovvio che prima o poi la notizia della sua esistenza sarebbe giunta
alle orecchie del Tiranno, asserragliato da mesi nel suo palazzo di
bronzo, vetro e roccia. Karid era affascinato da tutto ciò che
concerneva il metallo, la scienza e i meccanismi. E il Circo dei
Meccanici sembrava per lui un sogno divenuto realtà.
Il Circo era formato da
un gruppo eterogeneo di artisti provenienti da tutti i luoghi della
terra, anche da quelli più lontani e sconosciuti ai più. C'erano
ingoiatori di spade e mangiatori di fuoco, equilibristi capaci di
volteggiare sopra esili corde fatte con budella di tori,
prestigiatori che si smaterializzavano in uno cortina di fumo blu,
cartomanti che leggevano i tarocchi e sapevano predire il futuro in
cambio di una moneta d'argento. Ma la spina dorsale dello spettacolo
erano gli inventori con le loro incredibili meraviglie scientifiche.
Essi sapevano produrre liquidi in grado di solidificarsi in pochi
secondi e passare allo stato liquido e a quello gassoso in un battito
di ciglia. E i Dieci Saggi, i più anziani e rispettati fra loro,
forgiavano complessi ingranaggi, piccoli come uova di mosca, con i
quali costruivano macchine capaci di togliere il fiato anche all'uomo
più miscredente e avverso alla modernità. Uno dei loro capolavori,
l'Orchestra Meccanica, (uno strumento in grado di suonare da solo
complesse melodie per strumenti a fiato, a corde e a percussione)
aveva eseguito sinfonie nelle più ricce corti del mondo. Si diceva
che quel trabiccolo avesse strappato un sorriso persino all'arcigno
duca di Beltoria, espressione che, come tutti già sapranno, era
stata bandita dal suo regno pena l'impiccagione. E così Beltoria
aveva perso il proprio duca, in favore della più garbata figlia,
Lady Mankyse.
Non c'era posto sulla
terra dove il nome dello spettacolo non fosse conosciuto e amato e
ciò era possibile non soltanto perché Il Circo dei Meccanici sapeva
strappare un sorriso sia ai grandi che ai piccini, ma anche perché
dietro quella sarabanda variopinta di artisti si nascondeva la dorata
prospettiva del futuro, e infatti la compagnia viaggiava su
carrozzone munito di gambe d'acciaio, animate dal fiato sulfureo
delle braci.
Eppure tutte quelle
attrazioni non erano niente in confronto alla vera perla del Circo.
Lei.
L'unica.
Il miracolo della
scienza.
La creazione più
grandiosa che l'uomo fosse mai riuscito a pensare e realizzare con il
solo ausilio della mente e della tecnica: La ballerina meccanica.
Era la fanciulla più
bella che avesse mai calpestato il suolo del mondo e aveva la pelle
d'ottone e gli occhi di vetro color cobalto come le profondità
abissali dell'oceano. Il suo viso era modellato sulle fattezze della
sensuale principessa di Naduna e il suo corpo era ispirato a quello
di Lady Varidia del regno di Aduk. I suoi capelli era fili d'oro e le
unghie delle mani conchiglie di madreperla.
Era una danzatrice
eccezionale e con le leggiadre movenze del corpo, aveva fatto
innamorare tutti i rampolli reali, dai deserti neri del misterioso
sud fino alle steppe ghiacciate che circondano la torri trasparenti
di Opalia.
Ed era proprio lei che
Karid desiderava vedere e possedere. Anche a costo di rischiare la
vita ed esporre il collo alla fredda lama del coltello di Sknoll.