La fantascienza è un genere davvero portentoso: la sua lungimiranza è in
grado di precorrere i tempi e di prevedere, con un margine di errore davvero
risibile, dove ci porterà la nostra storia, quali saranno i nostri progressi
tecnologici o quali conflitti (morali o reali che siano) ci troveremo prima o
poi ad affrontare.
Fahrenheit 451 non fa
eccezione. Perché Fahrenheit 451
parla di un futuro distopico dove la letteratura viene vietata dalla legge: chi
viene trovato in possesso di libri è considerato a tutti gli effetti un criminale;
la punizione, per questi trasgressori, è la più terribile: vedere la propria
biblioteca data in pasto alle fiamme. Lo strumento con cui il Governo esercita il
proprio controllo coercitivo è un apposito corpo di vigili del fuoco, istruito non
più a salvare vite umane dalle fiamme, ma a dar fuoco a tutti i libri. Ed ecco
che il governo, distruggendo i libri, stronca qualcosa di ancora più
importante: il diritto dell’uomo ad essere libero.
Guy Montag, protagonista del romanzo, è un fiero milite di questo
feroce corpo incendiario. Inizialmente entusiasta del proprio lavoro (l’odore di
fumo che si porta addosso è per lui motivo di orgoglio) Montag si accorge
presto che la sua vita non va per il verso giusto: è una vita incolore,
sprecata davanti allo schermo di un televisore, stordita dalla ripetitività
degli slogan pubblicitari; una vita in cui il dialogo umano è soffocato dai ritmi
di una società mostruosa e asfissiante come il ventre infuocato di una macchina.
Ma ecco che Montag conosce Clarisse, la sua nuova vicina di casa.
Clarisse è una giovane donna piena di vita, una ragazza che viene additata come
pazza solo perché il suo sguardo preferisce soffermarsi sul volto pallido della
luna, piuttosto che sulle immagini di un vuoto programma televisivo. Montag
viene scosso da questa presenza e inizia a farsi domande. Finché un giorno,
durante un rogo di routine, il nostro eroe salva dalle fiamme un libro e inizia,
di nascosto, a leggerlo.
È l’inizio della sua ribellione, un percorso sofferto che lo porterà
ad essere denunciato dalla moglie, ad uccidere con il lanciafiamme il
comandante della caserma stesso, e a rifugiarsi, ferito, alla periferia della
città. Qui incontra un gruppo di reietti, e con sua somma sorpresa scopre che ognuno
di essi ha imparato a memoria un libro. Ecco che quegli uomini, in fondo
insignificanti se presi da soli, insieme formano la memoria letteraria collettiva
dell’intera umanità. In quell’istante, un suono terribile piomba dal cielo. Si
tratta di un bombardamento che rade al suolo, in pochi istanti, l’intera città.
Il romanzo finisce con Montag e i suoi nuovi compagni che si mobilitano per
portare soccorso ai sopravvissuti.
Ci appare subito chiaro che il messaggio di Ray Bradbury è quanto mai
attuale: anche noi siamo soffocati da una società che ci rende troppo simili a
macchine senz’anima; anche noi siamo bersagliati dalla voce ipnotizzante dei
mezzi pubblicitari; anche noi fissiamo imbambolati i visi estranei e beffardi dei
partecipanti dei reality. Ma ecco che dalla letteratura possiamo trarre l’insegnamento
per essere uomini migliori. I libri possono ricordarci
chi siamo e quali errori abbiamo commesso. I libri possono accrescere la nostra
sensibilità e la nostra empatia, dandoci la forza per costruire dalle rovine
della civiltà in fiamme un mondo nuovo, un mondo costruito sulle basi solide e
inscalfibili della cultura.
Noi, uomini del presente, siamo tenuti a farlo, perché solo così “verrà
il giorno in cui saremo in grado di
ricordare
una tale quantità di cose che potremo costruire la più grande scavatrice
meccanica della storia e scavare, in tal modo, la più grande fossa di tutti i
tempi, nella quale sotterrare la
guerra.
[i]”
[i] RAY
BRADBURY, Fahrenheit 451, Milano, Mondadori, 2008, [1953], p.194.