Igor tese la mano. Quella di Selena era lì ad aspettarlo. Si fecero coraggio, oltrepassarono l'arco e si ritrovarono in un'ampia sala, illuminata da centinaia di torce appese alle pareti. Era una sala circolare, scavata in una grotta antica che si apriva, sul lato ovest, verso il mare. Il panorama era stupendo: la superficie dell'acqua era senza vento, piatta, di un colore azzurro tenue quasi da cartolina. Eppure l'odore salato e confortante del mare era soverchiato da quel puzzo mefitico, da quell'odore di vuoto che permeava ogni cosa. I coniugi Melville avanzarono, un passo dopo l'altro, e si accorsero che al centro esatto della sala c'era una grande cisterna, chiusa da un coperchio di bronzo.
La
scalinata scendeva verticalmente nel cuore della terra, sinuosa come la coda di
un rettile e altrettanto scivolosa. Era buio, ma non come ci si sarebbe potuto
aspettare: lungo i muri erosi dai secoli cresceva un muschio spugnoso,
dall'odore pungente, che mandava un lieve bagliore verdastro, simile a quello
dei crocifissi fosforescenti da quattro soldi, quelli che si comprano sulle
bancherelle se si è in cerca di una facile quanto improvvisa penitenza. Un
rombo saliva delle viscere della terra, in parte soffocato dai solidi muri
dell'edificio. Non era quello del mare, era più... più malvagio pensò
Igor e si chiuse ancora più in se stesso, trasalendo quando la mano gelida di
Selena gli si avvinghiò al braccio. La scostò con un ringhio. Aveva paura e
quando si ha paura spesso si vuole restare soli.
La scala finiva in un'anticamera
nella quale si apriva un gigantesco arco, abbellito da statue di piccole
dimensioni, alte al massimo trenta centimetri o poco più. Raffiguravano due
persone, un maschio e una femmina. Senza volto. Muti, sordi e ciechi. Non era
dato sapere se era stato il tempo a mangiare i loro occhi, i loro nasi e le
loro bocche, o se piuttosto erano state progettate così, senza lineamenti.
Selena, guardando il vuoto di quelle facce, si portò istintivamente una mano al
viso. Aveva paura di trovarci solo pelle liscia e nient'altro, ma era tutto al
suo posto. Si accorse però che la sua bocca era stirata in una smorfia di
terrore, la stessa che si era dipinta sulla faccia pallida di Igor. L'uomo fece
per aprir bocca, ma ecco che si udì ancora quel rumore, un gorgoglio cupo,
tanto sottile quanto snervante. E non era solo il suono a spaventarli: c'era un
odore dolciastro e nauseabondo, come di acqua morta. Odore di vuoto.
Igor tese la mano. Quella di
Selena era lì ad aspettarlo. Si fecero coraggio, oltrepassarono l'arco e si
ritrovarono in un'ampia sala, illuminata da centinaia di torce appese alle
pareti. Era una sala circolare, scavata in una grotta antica che si apriva, sul
lato ovest, verso il mare. Il panorama era stupendo: la superficie dell'acqua
era senza vento, piatta, di un colore azzurro tenue quasi da cartolina. Eppure
l'odore salato e confortante del mare era soverchiato da quel puzzo mefitico,
da quell'odore di vuoto che permeava ogni cosa. I coniugi Melville avanzarono, un
passo dopo l'altro, e si accorsero che al centro esatto della sala c'era una
grande cisterna, chiusa da un coperchio di bronzo.
Il pozzo! pensarono all'unisono i due, e
rimasero fermi, immobili, come le statue che erano state messe a guardia
dell'entrata. Il puzzo, con ogni probabilità, proveniva proprio dal fondo
limaccioso della cisterna. Cosa poteva mai nascondersi nelle sue profondità?
Fu solo allora che Igor e Selena
si accorsero degli incappucciati: in silenzio, uno dopo l'altro, essi uscirono
dalle ombre della sala come ratti da un buco. I primi due si tolsero il
cappuccio. Erano Rose Scott e Ian Stone. Il sindaco si fece avanti con fare
affabile, le lunghe dita affusolate intrecciate in un gesto che voleva essere
amichevole ma che invece risultò spaventoso.
«Entrate, amici miei. Vi stavamo
aspettando.» mormorò, con un sorriso che era più un sogghigno. I coniugi
indietreggiarono, mano nella mano, verso l'arcata da cui erano entrati, ma
altri tre incappucciati sbarrarono loro la strada. Erano in trappola! Rose
Scott si avvicinò pian piano, tutta curva per via dell'età, mostrando i palmi
delle mani per far vedere che non aveva alcuna arma con sé.
«Non abbiate paura, figli miei.
Venite avanti.»
Igor strinse i pugni nel
tentativo di smettere di tremare.
«Che razza di posto è questo?»
chiese, mentre si guardava attorno con circospezione, tenendo sempre d'occhio
le sagome nere che stavano in piedi come tante torce carbonizzate.
«Questo è il cuore di Windsmouth!» risposero in coro
gli incappucciati, facendo rimbombare l'edificio. Selena non ne era sicura, ma
mentre l'eco si era spento le era sembrato di sentire ancora una volta quel
ruggito primordiale, come se qualcosa, nell'oscurità, si fosse unito alle voci
degli uomini per supportarle, gonfiarle e renderle ancora più terribili.
«Un cuore – continuò Ian Stone –
che batte da millenni. Donandoci la vita eterna.»
Igor sobbalzò. Selena gli
strinse la mano fino a piantargli le unghie nel dorso. Avevano visto giusto:
Windsmouth custodiva il segreto dell'eterna giovinezza. Quello che gli uomini
avevano cercato per millenni nelle più remote regioni del mondo si poteva
trovare su un'isola qualsiasi, molto più vicina alla civiltà di quanto si
potesse pensare.
«Da quanto esiste questo posto?»
domandò Igor umettandosi le labbra. Si sentiva secco, anche dentro.
«Da almeno tre millenni – spiegò
Ian – Qualcosa scese dal cielo in un giorno di temporale e venne ad
abitare qui, al centro dell'isola. Fra noi, c'è ancora chi ricorda quei tempi.
Io no, io sono venuto qui nel 10 giugno del 1588.»
«1588? – esclamò Igor – Ma è la
data di sparizione della Denied Victory...»
Il sindaco sorrise, compiaciuto.
«Sapevo che mi avreste stupito
dal primo momento che vi ho visto entrare dalla porta della locanda. Sì, Igor.
La data è quella. E io sono Ian Alberic Stone, il capitano di quella gloriosa
nave.»
«È... è pazzesco – rispose Igor,
fiero di aver riconosciuto la polena del vascello – Ma che fine ha fatto
l'equipaggio?»
«Oh, l'equipaggio – meditò Ian,
come se facesse fatica a ricordare quegli eventi così lontani – come dire...
Non si sono voluti adattare a questo posto e hanno pagato. Sai, sono stati
fermati dall'onore, dal valore, dalla morale... Cose inutili, secondo la mia
modesta opinione, ma questo non ha importanza... Fatto sta che non hanno voluto
accettare quello che andava fatto. Sì, perché restare per sempre su quest'isola
ha un prezzo. Ma che dico: non è un prezzo. È un'inezia. Un niente...»
Selena si fece avanti.
«Quale prezzo?» sibilò. Ian
Stone chiuse gli occhi e alzò un dito verso di lei. Lo stesso fece Rose Scott,
seguita da tutti gli altri incappucciati. Nell'aria risuonò ancora una volta
quel ruggito, un verso che sembrava provenire dal buco nero dell'inferno.
«La vita del bambino che porti in grembo.»
Selena indietreggiò e si portò
una mano alla bocca per non gridare. La sfuggì comunque un gemito, che risuonò
sottile, senza forza. Igor rimase inebetito, ciondolante come una banderuola al
vento. Un bambino?
«Quale bambino? Di che state
parlando?» mormorò.
Selena scoppiò a piangere.
«Oh, Igor. Te lo volevo dire,
sulla barca. Ma poi tu hai dato di matto e io non ne ho avuto più il coraggio.
Sì, amore mio. Aspettiamo un figlio.»
«Che cosa? – ringhiò lui – e
quando è successo?»
«Un mese e mezzo fa, Igor. Quel
giorno, nel tuo ufficio: lo abbiamo fatto senza protezione. Ho fatto il test
perché il mio ciclo era in ritardo. Ed ecco... è risultato positivo.»
«È per questo che Lui vi ha
condotto fin qui – li interruppe Ian – così come ha condotto la mia nave, più
di cinque secoli or sono.»
«Lui chi?» chiese Igor, mentre una goccia di sudore freddo gli
colava lungo una guancia barbuta. Ian indicò solennemente la cisterna, dalla
quale spirava ora un vento malevolo, come un presagio di tempesta.
«Il Dio che vive nel pozzo. Abbiamo bisogno della sua benedizione
per vivere in eterno. Una piccola vita, in cambio della Sua e delle nostre.
Tutti abbiamo fatto questo sacrificio. Rose Scott non solo ha sacrificato
spontaneamente il figlio, ma anche il marito che si opponeva. Così ho fatto io.
Viaggiavo con mia moglie, incinta di tre mesi, quel lontano giorno del 1588.
Solo io compresi il grande dono del pozzo. Lei e l'equipaggio invece si sono
opposti. E allora... allora non ho potuto fare altro che convincerla con le
cattive. Ora riposa sul fondo del mare, ma la sua prole ha garantito a tutti
noi quasi un secolo di prosperità.»
«Una piccola vita, in cambio
della Sua e delle nostre...» ripeté Igor, quasi meccanicamente.
«È così.» assentì Rose Scott,
con quella sua vocetta stridula da novantenne.
«Ma se Lui vi dona l’eterna giovinezza – continuò Igor – perché alcuni fra
voi sono così vecchi?»
Rose e Ian si guardarono negli
occhi prima di rispondere e quando lo fecero la loro voce risuonava caustica,
come un getto di acido.
«È perché è giunto il momento
che il ciclo si ripeta. La Sua infinita energia rinnovatrice ci permette di
conservare l'età con cui siamo giunti qui a Windsmouth. Egli congela il nostro processo
di invecchiamento, così come lo congela anche per se stesso. Ma ha bisogno di
cibo, di vita nuova, per farlo. Altrimenti, la nostra vera età comincia a
mostrarsi. Anche Edward, quel traditore, stava già invecchiando. Molto
lentamente, certo, perché era il più giovane fra noi. Il più giovane e il più
sentimentale. Stupido, stupido ragazzo.»
«Allora l'avete davvero ucciso
voi!» gridò Selena.
Rosse Scott annuì.
«Avevamo sempre dubitato della
sua fedeltà al nostro Signore. Cinquant'anni fa ha scelto di sacrificare la
vita di suo figlio insieme a quella di sua moglie, ma l'ha fatto per paura, non
per determinazione. È per questo che voleva salvarvi la vita: per evitare di
farvi commettere quello che lui riteneva fosse un errore. Stupido, orgoglioso
ragazzo. Non è stato facile ucciderlo, se proprio lo volete sapere. Edward ci
serviva.»
«Per cosa?» domandò Selena.
«Per sopravvivere. Più il tempo
passa sull'isola, più ci risulta difficile lasciarla. Io sono qui da quasi due
millenni, un secolo dopo l'invasione della Gallia da parte di Cesare. Se
volessi lasciare l'influsso benevolo dell'isola, invecchierei dopo poche ore,
forse minuti. Diventerei uno scheletro mentre sono ancora in vita. Una morte atroce. Edward... Edward era l'unico che
potesse muoversi per raggiungere la terraferma, e restarci per giorni,
addirittura settimane. È così che ci procuriamo bambini, nel caso in cui il
mare non sia così clemente da portarceli direttamente qui per mezzo del vento.»
«Siete anche rapitori di
bambini?» strillò Selena, inorridita. Il suo stomaco le si contorceva come una
larva calpestata.
«Sì, ma solo per necessità. Ma
ora che Edward è morto, ci siete voi.»
«Proprio
così, figli miei – intervenne Ian Stone, avvicinandosi e toccando i visi
giovani di Igor e Selena con il palmo freddo delle sue mani – Ora ci siete voi
e tutto andrà per il meglio. A voi spetta quel ruolo, adesso. Siete assieme,
potrete stare assieme in eterno! Che cosa c'è di più bello di stare fianco a
fianco, soltanto voi due, per sempre?»
«Ci
chiedete di sacrificare nostro figlio e restare qui?» mormorò Igor, il volto
come paralizzato, senza più emozioni. Gli incappucciati annuirono, silenziosi.
Selena indietreggiò, il furore di una pantera pronta a morire pur di salvare i
propri cuccioli.
«Siete
dei bastardi. Perché non ve li fate voi i figli?» gridò fra le lacrime.
«Il
nostro seme è morto. Viviamo, viviamo e basta, qui, nello splendore pagano di
Windsmouth.» «Questo è il prezzo.» esclamò Rose Scott a gran voce.
«Questo
è il prezzo!» risposero in coro gli incappucciati, facendo tremare la
grotta.
Igor
Melville si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. La paura
gli stava facendo venire le vertigini. Nei pochi istanti di silenzio che
seguirono si mise a soppesare le parole di Ian Stone, parole che gli
rimbombavano nella testa come tante terribili esplosioni. Forse dopotutto non
era un sacrificio così grande quello che il pozzo richiedeva. O lo era?
«Una
vita eterna, ma sempre nello stesso luogo. Qui, a Windsmouth, fino alla fine
dei tempi...» rifletté a voce alta, gli occhi semichiusi per comprendere fino
in fondo il senso di quelle parole.
«Esattamente.»
esclamò in coro l'ordine degli incappucciati.
«Ma
voi, così, siete più morti dei morti!»
Ian
Stone rise di gusto e tutti gli altri lo supportarono con voci sguaiate.
«Può
essere, ma sai come si dice: la vita non è che una morte vista al contrario.»
Nella
sala calò il silenzio. Si poteva udire persino lo sgocciolio dell'acqua che
cadeva dal soffitto e il lento, costante movimento della cosa che viveva
nel pozzo. Uno alla volta, gli incappucciati si fecero indietro, così da
lasciare un po' di spazio ai coniugi Melville. Dovevano lasciare loro il tempo
di pensare. Sapevano che le loro parole avrebbero scavato in quelle giovani
menti un solco profondo, come avrebbe fatto un aratro in un terreno fertile.
Era sempre così che andava. Non importava chi fra i due si fosse fatto avanti
per primo, se la donna, l'uomo o entrambi: qualcuno, alla fine, avrebbe
accettato quelle condizioni, qualcuno avrebbe detto sì. Avevano
assistito a quella scena centinaia e centinaia di volte, loro stessi avrebbero
compiuto quella scelta centinaia e centinaia di volte, perché nessuno poteva
resistere al fascino alla vita eterna, nessuno. Ed era per questo che
Windsmouth era riuscita a sopravvivere per secoli, immutata, e così sarebbe
stato per tutti i secoli a venire. Di questo gli incappucciati erano certi più
che mai. Ma non sarebbe andata così questa volta, e questo nessuno poteva
prevederlo, neppure Ian Stone o Rose Scott. Neppure il Dio che viveva dentro al
pozzo.
Igor
e Selena si guardarono a lungo negli occhi: le iridi scure di lui, specchiate
in quelle chiare di lei, creavano un colore speciale, unico. Sorrisero. Bastò
uno sguardo e nient'altro, perché in quell'attimo erano diventati una cosa
sola. Senza parlare, iniziarono a correre, mano nella mano, travolgendo
chiunque fosse sul loro cammino. Ci provarono Rose Scott e Ian Stone a
trattenerli, ma era come cercare di fermare un treno, un maremoto, un vento
impetuoso. Furono scaraventati via. Impotenti, gli incappucciati osservarono le
loro prede avvicinarsi sempre di più all'apertura che dava sul mare. Igor e
Selena non esitarono. Non ne avevano motivo. Bastò un unico salto, un volo giù
dalla scogliera, senza parole, senza più pensare. Le onde del mare
inghiottirono i loro corpi, così come inghiottirono il ruggito terribile che,
nel momento esatto in cui i due si erano messi a correre, aveva iniziato a
strisciare su dalle viscere del pozzo.
Epilogo
Estratto dall’Occhio di Horus, 13 giugno
2014.
Orrore a Grey Wood. L’apocalisse è alle porte?
Una giornata da ricordare quella di domenica 13 giugno. La placida e sonnolenta cittadina di Grey Wood è stata scossa da un fatto inspiegabile, che ha sconvolto la comunità e gettato nella confusione più totale gli inquirenti.
Teatro della tragedia il parco
giochi comunale, struttura nata recentemente per volontà del sindaco Bradley
Davies, al suo secondo mandato.
Alle tre del pomeriggio, un uomo,
la cui identità è tutt’ora ignota (non aveva alcun documento con sé), dopo
essersi avvicinato allo scivolo dove giocavano alcuni bambini e aver parlottato
con uno di loro (con l’intento di rapirlo, secondo le testimonianze allarmate
di alcune mamme presenti) ha accusato un malore e si è accasciato al suolo. Ed
è qui che la vicenda si tinge di nero. Chi ha prestato i primi soccorsi ha
scoperto con orrore che il corpo dell’uomo portava i segni di una
decomposizione avanzata. Ma il mistero non si conclude qui: nel breve lasso di
tempo fra la telefonata di un solerte cittadino e l’arrivo dell’ambulanza, del
corpo dello sconosciuto non è rimasto che un mucchio d’ossa. Ossa molto
vecchie, a giudicare dalle analisi del coroner, che le ha datate all’incirca al
1850. È possibile che un cadavere si decomponga in modo così veloce? In caso
contrario, che cosa si nasconde veramente dietro la sua morte? Ci troviamo
forse davanti ad un vero e proprio non-morto? C’è chi già parla del giorno del
giudizio e teme l’arrivo di un’apocalisse zombie in stile George Romero, altri
che ipotizzano un legame con il recente caso di avvistamenti di UFO nei cieli
di Londra o dei cerchi nel grano nel Sussex.
Complotto del governo per
sperimentare una nuova arma di distruzione di massa? Segno inequivocabile di un
futuro attacco alieno? È quello che abbiamo intenzione di scoprire, anche se
non sarà facile: siamo assolutamente certi che la faccenda sarà debitamente
messa a tacere dal Governo. Ma voi non preoccupatevi: noi dell’Occhio di Horus, cari lettori, saremo
sempre qui a fare luce, per voi e per il Mondo. Con affetto.
Lisa H. Dovington