Sì, lo ammetto.
Sono masochista. Altrimenti come potrei spiegare la sfida letteraria
in cui mi sono volontariamente buttato a capofitto? L'idea mi è
venuta durante una giornata di pioggia e acqua alta. Assalito dalla
noia e in un momento di carenza creativa, ho pensato che sarebbe
stato divertente selezionare tre parole a caso dal dizionario e con
quelle provare a scrivere un racconto. Ebbene, nasce così la
roulette letteraria, una sfida che saprà, almeno spero, esercitare
le mie capacità creative. Le parole di questa prima sfida,
rigorosamente scelte dal caso, sono: complesso, modello e sonnolenza.
Divertente, non vi pare? E sia: che la sfida cominci. Tre, due, uno
e... BUM!
Il
mondo non ti aspetta. Questa è l'unica verità. E Jack, un
occhialuto studente di Soulsport da poco entrato nella pubertà,
aveva imparato questa amara lezione a proprie spese. Correre,
correre, correre. La società moderna non era che una corsa,
pericolosa, senza riposo, e spesso vana. A volte si correva per
raggiungere un obiettivo, a volte per fuggire da qualcosa. Il padre
di Jack, Jules Williamson, era uno di quelli che aveva scelto, non
certo per coraggio, di fuggire. Aveva lasciato suo figlio e sua
moglie, la scialba e pallida Gertie Rowland, senza pensarci un
attimo. Salito su un autobus in un giorno di festa, se n'era andato
insieme al temporale e non si era fatto più vedere. Questo era
quanto. Ma Jack, a differenza di suo padre, non amava correre, né ci
aveva mai provato. Jack adorava dormire. O meglio: adorava farlo
perché non poteva fare altrimenti. La sua vita, da quando apriva gli
occhi al mattino fino a quando li richiudeva la sera, non era altro
che il prolungamento di un sogno destinato a durare tutta una vita.
Nelle ore di ginnastica, quando i suoi compagni giocavano a calcio,
Jack si rannicchiava in un angolo della panca delle riserve e lì,
mentre la testa gli ciondolava verso il basso, non poteva fare a meno
di sentirsi una nullità. Si era sempre sentito inferiore, convinto
che mai e poi mai, se non nei suoi sogni, sarebbe riuscito ad essere
qualcosa di più che un gracilino ragazzo di periferia, un fallito
destinato ad una vita di solitudine. Guardava gli altri coetanei
passarsi il pallone senza mai fargli toccare terra, saltare agili in
alto, scartarsi con abilità, infine segnare, facendo tremare i pali
della porta peggio che durante un terremoto. E uno se la cavava
meglio di tutti gli altri: lo statuario Stuart Dalton. Stuart Dalton,
il più fico e popolare della scuola; un metro e ottanta di pura
avvenenza muscolare. Stuart il modello.
Stuart
aveva dato il via alla sua carriera prematuramente, comparendo nello
spot di una famosa marca di merendine al cioccolato. A quindici anni
era già un modello affermato e nessuno avrebbe mai potuto dubitarne:
era bello, alto e snello, con gli addominali scolpiti e i capelli
sempre alla moda, anche quando erano fuori posto. Compiuti i diciotto
anni, sarebbe diventato un indossatore di successo vero e proprio,
magari per Dolce & Gabbana o per Valentino. Mentre Jack... Jack
sarebbe rimasto sempre lì, a Soulsport, a sognare di essere Stuart.
Sognava di essere bravo come lui, di segnare il punto decisivo per la
squadra, di rimorchiare ragazze con una sola occhiata, e di sfilare
davanti al flash di migliaia di fotocamere. E Jack era così abituato
ad aprire gli occhi soltanto per guardare gli altri, che finì col
non accorgersi mai di quello che accadeva davvero accanto a lui, nel
lento trascorrere degli anni. Non venne a sapere che Stuart, dopo
aver compiuto diciotto anni, era morto di overdose sulla panchina di
un parco pubblico, più solo di un senzatetto, né si accorse che
Melissa, la sua vicina di banco all'università, lo guardava
impacciata, arrossendo quando i loro sguardi si sfioravano. E fu così
che Jack si addormentò per non risvegliarsi mai più. Alcuni dicono
di averlo visto correre lungo i binari, mentre da lontano
sopraggiungeva il fischio rabbioso di una locomotiva. Altri giurano
di averlo visto buttarsi dal ponte nelle acque nere del fiume. Ne
parlano tutti distrattamente, come se Jack fosse soltanto un sogno e
non una persona esistita davvero. Credo che nessuno potrà mai sapere
la verità. Il mondo non ti aspetta. Questa è l'unica verità.