Si
dice che i fantasmi non siano altro che un avvenimento costretto a
ripetersi all'infinito, ma quando sono gli uomini a comportarsi tutti
i giorni in maniera sempre uguale, come si possono distinguere i
morti dai vivi? Fantasmi. Buona lettura.
Alvise
Brugnolo
Sarebbe
stata una giornata di familiare routine a Night Falls, se non fosse
stato per l’arrivo di un turista. E non un turista qualunque, bensì
uno di quelli venuti a ficcanasare, a rinvangare storie sepolte ormai
da lunghi anni. Questo qui in particolare era a caccia di una storia
da vendere.
Night
Falls lo accolse con la consueta zaffata di umidità, proveniente in
parte dal vapore suscitato dalle possenti cascate che crollavano
subito dopo l’ansa del fiume, e in parte dalla nebbia che sgusciava
tra i vecchi larici ammuffiti, neri e fumosi come ciminiere di
fabbriche sull'orlo del crollo finanziario.
Il
turista vagò senza meta fino al centro del paese, guardando a
malapena gli abitanti che, nonostante la nebbia spessa e tagliente
come la lama di un’accetta, sorridevano come se si trovassero nel
posto più dolce della terra, un Eden al quale erano ammessi soltanto
loro.
Pezzenti,
pensò Jim, questo il nome del giovane visitatore, mentre si
sistemava il cappotto che era ancora imbevuto dell’odore della
città, un odore di confusione, smog e agiatezza. Jim si guardò un
po’ attorno, quasi incredulo che nel nostro secolo ci fosse un
posto come Night Falls, così fuori dal mondo da risultare ridicolo e
avvilente. Scoprì presto che il paese si esauriva nella piazzetta
principale, uno spiazzo circolare su cui si affacciavano un
panificio, un emporio alimentare, gli uffici postali e un bar che
avrebbe potuto contenere sì e no dieci persone, di cui tre in piedi.
Per finire, rullo di tamburi, c’era persino un piccolo albergo, una
pensioncina dall'aria mesta e tuttavia pulita. Bingo, si
disse tra sé e sé Jim, dirigendosi verso la porta semi-aperta della
struttura, a guardia della quale stavano due nani da giardino dall'aria truce; erano due oggetti così kitsch che Jim, avvezzo al
design asettico e squadrato di New York, non credette ai propri occhi
e faticò a trattenere una risata crudele. Bussò meccanicamente ed
entrò facendo sbattere la porta contro il muro senza neppure
chiedere scusa.
L’uomo
venne accolto dal profumo di un sigaro, un alone grigio che gravava
sul semplice arredamento della hall: un lungo tavolo in radica, due
poltrone stile Luigi nonmiricordopiùilnumero, un ficus benjamin
dalle foglie traslucide e poi, più in fondo, quasi relegata in un
angolo, una foto in bianco e nero risalente al 1943. Jim si avvicinò
e vide che raffigurava il paese poco prima del… Un colpo di tosse
lo fece sobbalzare. Si girò di scatto e vide che dietro al bancone
della hall c’era una coppia di vecchie persone. Un uomo e una donna
vestiti umilmente, lui con una giacca color fumo tutta toppe, lei con
una camicia e una gonna austera che le arrivava fino ai piedi. Jim si
esibì in un sorriso stereotipato, mentre si chiedeva come avesse
fatto a non notarli quand'era entrato. Forse era la loro aria così
misera a farli passare inosservati. Sì, decisamente borbottò
Jim nella sua testa, prima di aprire bocca e darle fiato.
«Buongiorno.»
ruminò.
«’Giorno
a lei – risposero all'unisono i due – desidera forse una
stanza?»
«Esattamente…»
rispose ironico Jim, chiedendosi cosa altro avrebbe potuto cercare in
un posto come quello se non una stanza ridicola a prezzo altrettanto
ridicolo. Il vecchio sorrise distrattamente, emettendo dalla bocca un
anello di fumo che oltrepassò il viso di Jim senza che lui ne avesse
pienamente coscienza.
«Per
quante notti?» domandò il portiere.
«Una
credo che basti. Sa, devo scrivere una storia…»
«Oh
– dissero i due guardandosi negli occhi – che cosa eccitante.»
«Lo
é. Chi non conosce la triste storia di Night Falls?»
La
triste storia di Night Falls
Si è
consumata una strage nella notte del 6 novembre 1943 a Night Falls,
un piccolo paese nelle montagne nebbiose dell’Oregon. Forse un
fulmine o una candela accesa hanno dato il via ad un rogo che ha
consumato il villaggio fino alle fondamenta, lasciando una scia di
morte dietro di sé. Nessuno è sfuggito all'incendio, eccetto un
gruppo di giovani ragazzi scesi giù a Salem contro il volere dei
genitori. Accanto a loro si stringe tutta la città e primo fra
tutti il Sindaco, che si è ripromesso di indagare al fine di
escludere l’ipotesi, anche se improbabile, di un incendio doloso.
Una triste storia, che lascia ferite profonde nel nostro tessuto
sociale. L’augurio che la nostra redazione può fare, è che il
paese di Night Falls non venga abbandonato a se stesso, e che non
finisca col diventare, come altre cittadine del nostro paese dimenticate dallo
Stato, un villaggio fantasma.
Timothy P. Klarckson
«E’
una storia accaduta molto tempo fa…» si schermirono i due, quasi
per scusarsi di non aver di meglio da offrire che una tragedia piena
di fumo, fiamme e nebbia.
«Una
storia che piacerà molto ai miei lettori, non dubitate. Sapete,
adorano i film dell’orrore, le storie di spettri…» concluse Jim,
con un tono sempre più basso che cercava, inutilmente, di conferire
al suo discorso un’aria misteriosa e stuzzicante. I due annuirono,
ridacchiando sommessamente.
«E
quindi lei è venuto qui a caccia di fantasmi…»
«Proprio
così. Sono Edward Spirit, scrittore di bestsellers del calibro di
Una notte coi fantasmi e In vacanza coi fantasmi,
oppure Io, voi e i fantasmi.»
I
due si guardarono di sottecchi e non parvero affatto colpiti dalla
personalità che si trovavano di fronte. E come potrebbero
conoscermi, osservò Jim, quando non hanno neppure la
connessione internet o un fottuto televisore?
«E
dunque – continuò lo scrittore – vi sarei grato se sapreste
riferirmi qualche storia succosa, uno di quegli aneddoti da migliaia
di dollari. C’è qualcosa di spettrale in questo luogo, qualche
presenza che vi spaventa nelle notti di inverno?»
«Qui
c’è soltanto quello che si vede. – tagliarono corto i due,
mentre il loro tono si faceva più attento e misurato – Dubito che
qui troverà quello che cerca.»
«Poco
male – ribatté lui – mi inventerò qualcosa. Ormai non devo
pensare nemmeno più quando scrivo: butto giù tre panzane e i miei
libri salgono al vertice delle classifiche comunque, anzi, ancor più
velocemente.»
I
due lo guardarono con un’occhiata non scevra di compatimento, e
sotto sotto, di amarezza.
«E
non pensa che sarebbe più felice se scrivesse non quello che gli
altri vogliono, ma quello che lei sente.»
Jim
scoppiò in una risata convulsa, come se quello che i due gli avevano
appena detto fosse un’assurdità bella e buona.
«Signori
miei. Non ho nemmeno il tempo di capire quello che sento. Sono uno
scrittore, ve l’ho detto: non posso stare troppo a pensare, o i
miei lettori evaporerebbero come la nebbia che c’è qui.»
I
due fecero un sorriso sbieco, poi il vecchio afferrò una delle
chiavi d’ottone che teneva in un quadro di legno alle sue spalle e
la lasciò accanto alla mano nervosa di Jim.
«La
numero 7. E’ la migliore.» disse, con un cenno serio della testa.
«La
ringrazio.» rispose il giovane, prima di sparire al piano di sopra e
tornarsene giù con block notes, macchina fotografica e mappa della
zona.
Jim,
come tutti i turisti, venne e partì. Si trattenne quel poco per
capire che a Night Falls non c’era nulla di interessante. Lui
comunque ne avrebbe tratto un gran profitto, scrivendo di essere
stato perseguitato durante la notte da brezze improvvise, rumori di
grida e visioni da incubo. Questa volta, Jim se lo ripromise, il suo
libro avrebbe sfondato il tetto dei tre milioni di copie. Se ne andò
salutando a malapena i due portieri, ai quali peraltro aveva lasciato
una mancia generosissima, e la nebbia lo inghiottì. Ted e Dana si
tenevano a braccetto sulla veranda, mentre guardavano il giovane
scrittore sparire per sempre. Lui fumava il suo sigaro che sembrava
non consumarsi mai, lei, sottovoce, cantava una ninnananna di tempi
passati. Nel frattempo su Night Falls calò il crepuscolo e la nebbia
si dissolse, mostrando scheletri di case bruciate e sul punto di
crollare.
«Il
mondo è cambiato, là fuori.» sussurrò la donna, facendosi piccola
accanto alla figura allampanata del marito.
«Lo
so. Ma l’unica cosa importante è che noi resteremo sempre assieme,
qui a Night Falls.»
«Certo.
Per sempre.»
Detto
questo si voltarono e oltrepassarono il muro dell’albergo come se
fosse fatto di fumo.
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