Salve a tutti! È
passato un po’ di tempo dalla mia ultima recensione di un libro, perciò è ora
di rimboccarsi le maniche. Perché, diamine, non posso mica annoiarvi solo con i
miei racconti, no?
Quest’oggi, voglio
parlarvi di Stardust, di Neil Gaiman.
Come chi mi segue
già saprà, io amo molto il genere fantasy, ma sono decisamente difficile da
accontentare. Dal momento che Il Signore
degli Anelli è uno dei miei romanzi preferiti (anche se non concordo nel
definirlo un fantasy a tutti gli effetti, ma piuttosto il riuscito tentativo di
creare un’opera epica in pieno Novecento, un’operazione, diciamocelo, che ha
dello straordinario), qualcuno di voi potrebbe credere che sia un patito delle
epopee fantasy in dieci volumi, quelle con elfi, gnomi, draghi, cavalieri senza
macchia e perfidi Signori Oscuri, il tutto condito dal barbuto stregone che,
nel rispetto devozionale del suo ruolo attanziale, rimane sempre e comunque una
guida del protagonista. Sbagliato. Per me il fantasy deve mantenere un contatto
con la fiaba, deve avere un retrogusto, come dire, leggendario. Insomma,
piuttosto che fingersi un romanzo storico, il mio fantasy ideale deve farmi
volare nel passato, nell’epoca dorata e trasognata dell’infanzia. E infatti i
miei romanzi fantasy preferiti sono Il
Mago di Ursula K. Le Guin e La storia
infinita di Michael Ende. Romanzi originalissimi, che, pur rimanendo fedeli
al loro genere di appartenenza, riescono ad essere innovativi e a non cadere
nei cliché di cui, ahimè, il fantasy di oggi è stracolmo.
Cosa c’entra tutto
questo con Stardust? Semplice: Stardust è molto vicino a questi miei modelli
“ideali” di fantasy e infatti l’ho amato moltissimo.
La trama, in sé, è
piuttosto semplice. Il giovane Tristan Thorn, un annoiato abitante del noioso
villaggio di Wall, si trova a dover compiere una quest all’apparenza impossibile: portare alla sua algida amata,
Victoria Forester, una stella caduta. Un’impresa impossibile, converrete anche
voi, ma non una volta entrati nel magico mondo di Faeria. Wall infatti, pur
essendo un villaggio come tutti gli altri, sorge vicino ad un muro (da qui il
suo nome), unica barriera a dividere il nostro mondo, un posto prevedibile
pieno di regole sociali, matrimoni combinati e ipocrisia, dal luogo della
fantasia e della magia, Faeria appunto.
Mosso da questo suo
amore impetuoso e, sotto sotto, non così poi significativo, Tristan
oltrepasserà il muro. Il suo sarà un viaggio incredibile, che lo porterà a
conoscere strani e inquietanti personaggi, assurdamente improbabili eppure
magicamente concreti: le sorelle streghe che cercano la perduta giovinezza; un’intera
casata di principi omicidi, intenti a uccidersi l’un l’altro per conquistare il
trono e il potere della stella; una ciurma di pirati che a bordo di un veliero
volante “navigano” le nuvole a caccia di saette... In un mondo così strano e
pericoloso, come potrà mai sopravvivere il giovane e inesperto Tristan?
Riuscirà a compiere la sua impresa? Sopravvivrà alle macchinazioni dei potenti
e all’avidità delle sorelle megere? Scoprirà qualcosa di più su se stesso? E
poi, la stella, sarà davvero una stella come ce la immaginiamo noi? Mi
dispiace, ma non risponderò a nessuna di queste domande, perché vi rovinerei il
finale, e questo proprio non posso permettermelo.
Vi dirò solamente
il motivo per cui Stardust è un libro
che dovreste leggere.
Primo: la storia.
Una storia semplice, vero, ma riuscita e avvolgente, capace di farvi viaggiare
con la fantasia, proprio come se vi trovaste in uno di quei bei sogni che da
adulto non si è più capaci di sognare. Dimostrazione che, per scrivere un bel
fantasy, non è necessario raccontare di battaglie fra uomini e nani e draghi e
elfi e orchi e troll (e goblin).
Secondo:
l’atmosfera. Sempre a cavallo tra realtà e immaginazione, il paesaggio di
Faeria è una terra del sogno dove è bello perdersi, dove ogni piccolo dettaglio
è profumato, colorato, intessuto della magia dell’irreale.
Terzo: lo stile.
Neil Gaiman è uno dei pochi autori moderni che sa ancora come raccontare una
storia senza scadere nel banale o nel già sentito. Sfogliare le pagine è come
ritrovarsi in un mercato fatato, dove ogni parola è un dono o un oggetto che
potrà rendere la vostra vita più preziosa.
Questo è tutto.
Spero di non avervi annoiato e che il mio consiglio vi risulti gradito. Se
avete già letto il romanzo, commentate pure qui sotto e ditemi se vi è piaciuto.
Alla prossima!!
Nessun commento:
Posta un commento